Il dolore del parto

come pensarlo, gestirlo, attraversarlo

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Purtroppo nell'immaginario collettivo il dolore del parto assume dimensioni gigantesche e incontrollabili, almeno nella nostra società occidentale.

In questo sono complici, tra le altre cose, la rappresentazione del parto nei film che ci siamo sorbiti fin da piccoli (maschi e femmine in egual misura), dove si vedono sempre: ospedale, lettino ginecologico, urla disumane.

La buona notizia è che la realtà può essere ben diversa, ma se ne parla poco e possiamo scoprirla di nostra iniziativa con un po’ di ricerca e condivisione.

Fortunatamente con la diffusione del web ora si può anche scegliere di ascoltare/vedere storie positive di parto e nascita e sradicare un po' di quella negatività e di quel senso di paura e di impotenza che spesso ci accompagna fin da bambine.

Certo bisogna cercare, allearsi, potenziare le proprie risorse: l'empowerment delle donne e delle coppie, di cui qualcuna di voi avrà (spero) sentito parlare.

Informarsi, scegliere da chi farsi assistere, arrivare al parto in forma fisica e mentale ottimali sono alcuni buoni strumenti.

Qualcuna sostiene che negli anni Duemila è assurdo soffrire per il parto, con tutti i farmaci che abbiamo a disposizione.

Questo, secondo me, vale senz’altro per tutte le situazioni patologiche che affliggono i pazienti. Le terapie del dolore hanno fatto passi da gigante e per fortuna possiamo goderne i benefici.

Ci dimentichiamo però che nella stragrande maggioranza dei casi la gravidanza e il parto sono eventi fisiologici e non patologici!

Questo significa che il nostro corpo e tutto il nostro essere, se gliene diamo la possibilità, può vivere questa esperienza grazie alla propria "farmacia interna" dove ormoni diversi e sostanze antidolorifiche naturali scorrono a fiumi se favoriamo le giuste condizioni.

Ben sapendo che all'occorrenza riceveremo un aiuto esterno.

Il mio è un invito a

rimanere curiose,

non dare nulla per scontato,

fidarsi delle proprie risorse,

sentire appieno tutto ciò che viviamo.

So che il discorso è lungo e articolato, e poche righe sono solo introduttive.

Ne parleremo ancora e se vorrai ti ringrazio per scrivermi il tuo pensiero!

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